La sesta edizione del Triennale Design Museum di Milano è dedicata a un’attitudine propria del design italiano, la capacità di assimilazione, la curiosità e il desiderio di confrontarsi con altri linguaggi e altre culture per avviare nuovi progetti e nuove elaborazioni. Nel design apporti di varia provenienza vengono distinti dal contesto di origine, sottoposti a procedimenti inaspettati e nuovi spazi immaginativi nascono da una lettura “erronea” e creativa dei precedenti. Entra in azione la “sindrome dell’influenza”, resa possibile dalla facoltà propria di ogni linguaggio di esercitare un’azione su un qualsiasi altro linguaggio, all’infinito. Per restituire la complessità di questo fenomeno, la sesta edizione del museo è organizzata in tre parti in un racconto corale e polifonico che vede il coinvolgimento di 22 designer impegnati nella realizzazione di inedite istallazioni.
Nella prima parte si presentano dieci installazioni dedicate ai maestri del “periodo d’oro” del design italiano. Ogni installazione, opera di un designer contemporaneo, è dedicata a un maestro degli anni ’50/’60, alla sua sensibilità, curiosità, fonti di ispirazione, viaggi, incontri. In questo modo viene evocata l’origine di una ricerca che ha fatto del design italiano il fenomeno culturale internazionale che conosciamo.
Alle installazioni dedicate all’eredità dei maestri del dopoguerra segue il racconto orale delle vicende del periodo successivo fatto, nella maggior parte dei casi, dai testimoni dell’epoca. Nella seconda parte il tema della memoria prende dunque il posto del tema dell’eredità. L’allestimento della seconda parte moltiplica con un gioco di specchi gli oggetti e gli schermi con le interviste che evocano la situazione del design successiva agli anni sessanta.
La terza parte presenta il modo in cui i nuovi brand del design si dispongono nel contesto del Made in Italy. Le installazioni sono dedicate a esporre la filosofia dei marchi protagonisti, il modo con cui determinano la propria strategia produttiva, l’immagine e la scelta dei designer. La curiosità, il senso di avventura evocato per caratterizzare le figure dei progettisti degli anni cinquanta e sessanta ora vengono attribuite a queste strutture produttive in una sorta di rovesciamento di prospettiva che ambisce a radiografare il design italiano nella convergenza dei differenti punti di vista che l’hanno costruito e determinat