in Lotus International n. 152 , 2013
Il cosiddetto “approccio delle capacità” di Amartya Kumar Sen è un nuovo criterio valutativo del benessere effettivo delle persone e della qualità della loro vita nell’ambito di una determinata situazione socioculturale ed economica. L’approccio delle capacità di Sen va contro l’idea che la ricchezza e lo sviluppo di una comunità siano basati unicamente sulla quantità di merce e servizi prodotti e messi a disposizione dei suoi membri come viene misurato dal Pil. In estrema sintesi, Sen propone di studiare la povertà, la qualità della vita e l’eguaglianza non solo attraverso gli indicatori della disponibilità di beni materiali (ricchezza, reddito o spesa per consumi), ma principalmente analizzando la possibilità di esperienze o situazioni cui l’individuo attribuisce un valore positivo. Non basta potersi nutrire e avere una abitazione adeguata, ma occorre anche essere rispettati dai propri simili, partecipare alla vita della comunità, ecc. Si può estendere un criterio simile alla valutazione dell’architettura? Personalmente sono convinto che l’architettura, una volta riconsegnata ai suoi compiti più autentici, potrebbe essere al centro di un progetto caratterizzato da questi valori. Per farlo, anche per l’architettura non bastano i tradizionali indicatori di benessere materiale, gli apprezzamenti estetici o le analisi prestazionali del funzionalismo: per facilitare le opportunità del vivere e dell’essere stesso delle persone in un certo ambiente – tanto per incominciare – dobbiamo cercare “benessere” e “felicità” proponendo soluzioni adatte ad accrescere le potenzialità di una specifica situazione “abitativa”. Esempi del nuovo approccio della capability provengono da paesi sinora trascurati dai criteri che mettono in primo piano la ricchezza, i consumi, e simili. E anche nella nostra rivista di architettura entrano sempre più esempi dall’Africa, dalla Cina, dall’America Latina, ecc. Il motivo è che l’approccio delle capability si sta diffondendo principalmente nei paesi poveri implicati in nuovi rapidi processi di trasformazione, ma non dobbiamo trascurare il fatto che, passando dalle mani di giovani architetti, le nuove idee si diffondono anche nelle nostre metropoli. Per molte delle situazioni prese in esame si può riprendere l’affermazione dello stesso Sen quando afferma che: «promuovere lo sviluppo umano non significa solo soddisfare i bisogni degli esseri umani, ma significa contribuire attivamente a crearli ». Il valore aggiunto nell’approccio delle capacità e del concetto di sviluppo umano fondato su di esso consiste dunque non solo nel riconoscere l’importanza della soggettività e della sua libera espressione ma consiste anche nell’affermare il ruolo delle collettività e delle istituzioni nel concorrere a formarla. Noi non siamo autorizzati a formulare giudizi normativi sulla qualità effettiva della vita delle persone e nell’approccio delle capacità la persona viene valorizzata per le sue specifiche attività, mete, progetti, e tale ricchezza, deve essere stimolata, protetta, salvaguardata, resa effettivamente possibile. Premessa necessaria allo sviluppo umano è la formazione di un adeguato complesso di aspettative, ambizioni, desideri, valori e ideali da parte delle persone; promuovere lo sviluppo significa dunque preoccuparsi anche di contribuire alla costruzione di una soggettività in grado di definire le proprie mete e i propri valori. Visto dalla parte degli architetti, l’approccio della capability dovrebbe portare alla valorizzazione della risorsa progettuale costituita da una quantità di giovani architetti, una ricchezza inutilizzata da un sistema di produzione standardizzata non idoneo a promuovere le diverse identità. Per partecipare attivamente con interventi in grado di assecondare le capability delle varie situazioni bisogna puntare su una ridistribuzione delle risorse progettuali e sulla disponibilità a lavorare in presa diretta nelle circostanze che si presentano.