Nuova Sede della Università delle Calabrie

Nuova Sede della Università delle Calabrie

Proposta per un nuovo Campus universitario nei pressi di Cosenza. Il modello dell’università residenziale per 12.000 studenti comprende 21 dipartimenti universitari organizzati in una struttura lineare lunga più di tre chilometri. Dotato di strutture di servizio e di residenze universitarie disposte nelle colline della valle del Crati, il Campus è stato realizzato soltanto parzialmente secondo le indicazioni di un progetto che rientrava nel quadro di una politica di sviluppo programmato del Mezzogiorno in seguito abbandonata.

foto ©Paolo Rosselli

 

Università della Calabria a Rende di Gregotti Associati

(concorso 1974-costruzione dal 1977)

Il progetto dell’Università della Calabria viene sviluppato nel 1974 in seguito ad un concorso internazionale, la cui giuria era presieduta da Georges Candilis (vincitore nel 1963 del concorso per la Freie Universität di Berlino), e composta da Joseph Rykwert, noto storico dell’architettura, da Carlo Cocchia, architetto e cattedratico napoletano e da Beniamino Andreatta, rettore dell’università e promotore dell’iniziativa.

Tra i numerosi e titolati concorrenti la vittoria fu del gruppo rappresentato da Vittorio Gregotti con Emilio Battisti, Hiromichi Matsui, Pierluigi Nicolin, Franco Purini, Carlo Rusconi Clerici e Bruno Viganò.

Il progetto affrontava in modo originale, oltre al programma innovativo dell’università organizzata per la prima volta in Italia per Dipartimenti, il rapporto con il contesto ed era caratterizzato da una costruzione lineare lunga 3,2 km; un asse continuo est-ovest che si snodava sulle colline piantumate ad ulivi e degradanti verso la valle del Crati, vicino a Cosenza. Il sistema lineare organizza la successione dei 21 dipartimenti mantenendo l’impalcato superiore ad una quota altimetrica costante e abbassandosi con gli edifici, quindi con altezze variabili, a seguire l’orografia del terreno. Esso pone in connessione la stazione ferroviaria posizionata all’estremo nord dell’area con la strada statale Silana-Crotonese a sud. E’ un pontile attrezzato con altezza variabile fino ad un massimo di cinque piani, che dispone in successione tre livelli di percorribilità: il primo verso l’alto è carrabile per il trasporto delle merci, il secondo pedonale, dove in un condotto a sezione triangolare corrono gli impianti ed un terzo alla quota del terreno per lo spostamento pedonale degli studenti, dei professori e del personale addetto. I blocchi sono modulari (mt. 25,50 x mt. 25,50) con pareti in cemento armato sorrette da solai appoggiati a travi incrociate tipo Vierendeel e si estendono in profondità per due moduli ai lati dell’asse organizzatore con una profondità massima di 110 metri di spessore. Le strade laterali di accesso si incrociano con la struttura lineare, formando le cosiddette “piazze” con caratteristiche urbane per garantire continuità d’uso e connessione tra gli spazi; cerniere spaziali su cui sono sospese le aule in grandi volumi gradonati per contenere circa 250 posti. L’Università della Calabria o delle Calabrie, come viene chiamata la regione nel famoso libro ispiratore di Lucio Gambi, è innanzitutto un grande progetto paesaggistico in sintonia con la complessità del luogo e in grado di rapportarsi con la grande scala. Come scritto da Pierluigi Nicolin, l’impianto della nuova università era “un insediamento di cresta” secondo la dizione adottata da Gambi per i “presepi calabresi” perché la Calabria stessa, con una sostanziale assenza di città, era una regione paesaggio. Per Vittorio Gregotti il progetto corrispondeva fedelmente alla sua idea del paesaggio, per Franco Purini il progetto paesaggistico esprimeva “un’intelligenza poetica” e ricercava una sintonia profonda con la complessità del contesto. Oggi si comprende la qualità ideativa dell’intervento, che coglie l’essenza spaziale dei luoghi restituendo un sistema complesso e semplice al contempo; un’architettura che si rapporta alla grande scala geografica dell’ambiente, ma che non trascura la dimensione domestica. La forza iconica del modello insediativo prende carattere dal rapporto con il suolo stesso e dalla sua accidentalità; da questo contatto con il terreno si sviluppa l’edificio, rivolto alla terra e al cielo e in grado di connetterli tra di loro. Nonostante oggi sia apprezzabile lo sforzo ideativo e progettuale di questa architettura, sappiamo che la storia di questo progetto nasconde anche quella di un fallimento. Nel progetto dell’Università della Calabria confluiva da parte dei progettisti e delle stesse istituzioni un grande desiderio di impegno sociale quando ancora era possibile credere che attraverso l’Architettura si potesse contribuire al cambiamento di un territorio e di una realtà economica e sociale. Per la Calabria, regione tra le più arretrate del Mezzogiorno, l’Università voleva rappresentare l’avvio di un altro modello di sviluppo, con una conseguente rivoluzione culturale, la rottura dei vecchi schemi nei rapporti con il potere, un’emancipazione dei costumi e della società. Il progetto conteneva l’utopia di realizzare una comunità ideale e l’ateneo calabrese nasceva secondo un modello anglosassone fissato da una legge speciale che era all’avanguardia anche nel panorama delle riforme universitarie.

Ma dopo solo quattro anni dall’incarico e dopo molte complicate vicende ed intoppi burocratici ed economici lo studio Gregotti e Associati fu espulso dalla realizzazione.

Scrive Nicolin: “Se qualcosa del genere in Italia fu intrapreso, e se vi furono dei fallimenti, questo andrebbe considerato come il segnale che, nonostante tutto, vi fu un tentativo di modernizzazione.” A noi oggi questo risultato sembra comunque importante, non solo perché viviamo con nostalgia i tempi eroici dello spirito pioneristico in architettura o addirittura del gesto antico della “fondazione”, ma perché ne riconosciamo la validità progettuale intrinseca, l’interesse nella soluzione e nell’impianto, capace di resistere alle difficoltà della politica e della società italiana.

Sonia Calzoni

(Abitare, dicembre 2013)

tipologia: anno: con: E. Battisti, V. Gregotti, H. Matsui, F.Purini, C.Rusconi Clerici per: Concorso Internazionale per la Nuova Sede della Università delle Calabrie (Progetto vincitore)